PERDONARE: UN ATTO RIVOLUZIONARIO

Perdonare.

Che parola strana.

Semplice da dire e difficile da fare.

Nella mia esperienza come psicoterapeuta e come donna ho maturato la consapevolezza che molti dei problemi che abbiamo, dei dolori che nutriamo, delle ferite che ci tormentano siano legati alla nostra difficoltà a perdonare.
Gli altri, si, ma anche ( e soprattutto) noi stessi.

La realtà è che non sappiamo il vero significato di perdonare.
Perdonare è una parola che è stata connotata troppo dal punto di vista religioso e che ha preso una sfumatura distorta di buonismo, di sacrificio e di cieco altruismo.

Le persone in genere pensano che perdonare voglia dire dimenticare il torto subito o giustificare l’aggressore. Ed è per questo che pochi sanno perdonare davvero.
Ma perdonare non è niente di tutto questo.

Perdonare significa semplicemente lasciare andare, smettere di sostare col pensiero su quell’avvenimento, smettere di sprecare energie vitali intorno a quanto accaduto, smettere di nutrire il dolore, smettere di tormentare la ferita.

Puoi (e dovresti) perdonare senza dimenticare: anzi, proprio non dimenticando l’ingiustizia subita imparerai dall’esperienza e avrai più possibilità che non accada di nuovo.
Puoi (e dovresti) perdonare senza giustificare l’altro, ma anzi attribuendogli tutta la sua, e ripeto la sua, parte di responsabilità (e a te la tua).

Perdonare è liberare spazio psichico, pulire.
Perdonare è produrre naturalmente le sostanze benefiche per il nostro organismo e per il sistema immunitario: le ricerche confermano che perdonare fa bene a chi lo fa, più che a chi riceve il perdono, libera neurotrasmettitori e ormoni del benessere, che detossinano da tutti i veleni che il rancore e l’attaccamento al dolore producono.

Il perdono è un atto, una scelta, un’azione fisica e psichica che fa bene in primis a chi lo fa e che quindi è di base un atto radicalmente egoistico, sanamente egoistico.

Dopo che hai subito un danno, perdonare è letteralmente fare-un-dono (per-donare) a te stesso, un atto d’amore, una cura che lenisce il dolore, un bacio sulla cicatrice.

Tangenzialmente è un atto di liberazione anche di chi ci ha fatto del male: “ti lascio andare, non ti voglio più nella mia vita, non voglio più che occupi nemmeno un angolino del mio cervello, proprio perchè mi hai danneggiato”.

Perdonare è lasciare andare, smettere di attaccarsi al ricordo, al rancore, al rimuginio su ciò che è accaduto.

Perdonare sé stessi, poi, è un gesto di amore enorme, attivo, centrato che serve davvero a passare oltre e a imparare la lezione e finalmente smettere l’autocommiserazione e il senso di colpa, vere e proprie spazzature psichiche, che servono solo a tenere tutto fermo, tutto così com’è.

Perdonare è un atto profondamente rivoluzionario e sanamente autocentrato, senza falsi buonismi o vittimismi che non fanno bene a nessuno.
E non serve capire, ragionare, ponderare: il perdono non passa dalla testa ma dalla pancia.

Perdoni perché non ne puoi più del peso che senti sul petto.

Perdoni quando ti rendi conto che meriti di farti del bene e di stare bene.

Perdoni quando scegli di avere il focus su te stesso piuttosto che sull’altro o sugli eventi.

Perdoni quando sei pronto, non forzarti, ma sappi che, prima o poi, puoi farlo, puoi liberarti.

Perdoni quando accetti che farlo è l’atto di forza, di gentilezza e di benevolenza più grande che tu possa donare a te stesso e al mondo.

Autore: Nicoletta Travaini.
Pubblicato su: www.psichesomarelazione.it e www.nicolettatravaini.it e www.ipersensibili.com .
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